A scuola di inclusione
Numerose opportunità di crescita e di formazione sono state offerte agli alunni nel corso dell’anno scolastico, anche grazie alla partecipazione del Liceo Apolloni alle attività interculturali ed inclusive dei progetti di Polo, frutto della collaborazione con le Associazioni “Millemondi”, “Reciproca” Onlus, “L’Africa chiama” e “Comunità Volontari per il Mondo”, che ci hanno aiutato a portare letteralmente “Il mondo a scuola” per interpretare “Interculturalmente” la realtà, considerando che abbiamo a disposizione “Un solo mondo, un solo futuro”.
I nostri alunni hanno accolto con entusiasmo ed interesse i laboratori interculturali sulla cittadinanza, la cooperazione e l’emigrazione: attività educative che li hanno coinvolti attivamente come protagonisti su argomenti molto interessanti per la loro attualità. Gli studenti hanno avuto poi l’occasione di riflettere, con i docenti, sul proprio accrescimento personale. Le iniziative della Settimana Scolastica della Cooperazione, facente parte del progetto “Un solo mondo, un solo futuro”, sono state vissute in modo partecipativo e si sono rivelate culturalmente ed umanamente stimolanti, come: la mostra “Il volto dell’altro” di Matthias Canapini e le testimonianze dei volontari di “L’Africa chiama”. Sono stati inoltre proiettati filmati realizzati dagli studenti del Polo 3: “Mediterraneo” e “Migranti”. In continuità con questo tema, la visita al Museo dell’emigrazione marchigiana di Recanati (MC) ha costituito un’ulteriore importante tappa nel percorso verso la formazione di cittadini sempre più consapevoli della propria storia e responsabili nelle scelte rispetto al futuro.
Molto apprezzato dagli studenti è stato l’incontro con Matthias Canapini; la spontaneità con cui si è presentato ad un pubblico di ragazzi poco più giovani di lui, riuniti in Aula Magna, ha prodotto un notevole ed immediato coinvolgimento dell’uditorio, che è stato subito catturato dai suoi racconti e incuriosito dall’impresa che ha compiuto. L’ex alunno dell’Apolloni infatti, ora viaggia per il mondo, a piedi, con la sua macchina fotografica e il suo taccuino per gli appunti; i suoi occhi e le orecchie sono tesi ad ascoltare, vedere e documentare l’umanità, che sopravvive anche nelle situazioni più drammatiche. Durante l’incontro clou della Settimana Scolastica della Cooperazione, Matthias ha raccontato realtà dimenticate e le ha fatte conoscere da un altro punto di vista. Le foto esposte in mostra e le molte altre scattate, sono relative al suo ultimo viaggio in oriente, via terra, durato sei mesi, da cui è nato anche il libro “Verso est”. Si tratta di un percorso autentico, verso la riscoperta dei sentimenti umani, grazie ai quali si intrecciano relazioni attraverso lo scorrere del tempo, ritmato dalla melodia del racconto e dal silenzio dell’ascolto. I suoi reportages, le sue foto e i suoi libri narrano storie di persone che egli ha conosciuto ed alle quali ha scelto di dare voce, mettendo anche noi che ascoltiamo, in relazione con loro e facendocene conoscere il volto. Le persone e i paesaggi ritratti nelle sue foto hanno una forza evocativa straordinaria e sembra quasi di udirne i suoni e le voci narranti, attraverso le parole di Matthias. Recuperare il senso del raccontare, il valore che questo gesto racchiude in sé è come viaggiare a ritroso nella storia dell’umanità, fino a recuperare il nostro essere umani attraverso questa esperienza primigenia, spontanea e profonda che rievoca uomini radunati attorno ad un focolare per raccontarsi, reciprocamente.
Nella nostra era digitale, invece, talvolta crescono, paradossalmente, difficoltà di comunicazione. Di fronte al disagio, in una società dominata dalla fretta, si può avere la tentazione di fuggire. Le relazioni umane e le esperienze di vita invece, richiedono tempi lunghi ma rafforzano le facoltà cognitive. Esse si deprimono invece, se ci si chiude agli altri o se gli altri, scappando, ci chiudono fuori dalle loro cerchie o ci cancellano dietro le sbarre dell’isolamento a cui ci condannano, quasi murandoci vivi, magari senza rendersene conto. Con il Progetto: “Osserva e ascolta il mio linguaggio”, la Dott.sa Logopedista A. Renzi, ha invitato docenti e studenti a riflettere sull’argomento e ad esercitare la propria sensibilità, a dedicare attenzione agli altri, attraverso l’osservazione e l’ascolto delle persone che abbiamo di fronte e del loro linguaggio.
Il tempo dedicato a queste operazioni è certamente ben speso perché ci aiuta a coltivare la nostra umanità solidale. Essere riconosciuti come interlocutori validi ci fa sentire valorizzati, apprezzati per ciò che si è e questo modifica l’immagine che si ha di se stessi, aumentando l’autostima. La difficoltà non sta solo nel comunicare, ma anche nel comprendere. Occorre allora decentrare il proprio punto di vista per “mettersi nei panni degli altri”, sperimentando, anche attraverso un gioco educativo, la difficoltà di farsi capire e la fatica di comprendere, avvicinandosi progressivamente all’altro con semplici domande per interpretare e scoprire, utilizzando vari mezzi comunicativi, il messaggio che gli altri ci vogliono comunicare. E’ proprio questo l’invito della Logopedista che gli alunni hanno accolto positivamente, dimostrando interesse, partecipando attivamente e migliorando la conoscenza reciproca con i propri compagni di classe. Prendendo in prestito le parole di un’alunna, “dovremmo tutti calarci, almeno una volta nella vita, in una situazione particolare per ciò che riguarda la comunicazione e vivere un’esperienza profonda, come la nostra a scuola”.
Eleonora Buchi