Inaugurato nell’ex Chiesa di San Francesco il Presepe del Liceo Nolfi/Apolloni


Inaugurato nella bellissima cornice dell’ex Chiesa di San Francesco, il Presepe realizzato dai giovani studenti della 4 B sezione Scenografia del Liceo Nolfi/Apolloni, co-protagonista della manifestazione “Il Natale Più 2018″, organizzata dalla Proloco e dall’amministrazione comunale, con il prezioso contributo della Regione Marche che da due anni crede fortemente nel progetto, il supporto di Confesercenti, Confcommercio e dei commercianti del Centro Storico.

La costruzione strutturale del presepe nasce dal connubio della concezione spaziale di Adolphe Appia, scenografo svizzero di fine ottocento e inizio novecento, e quella del suo più grande estimatore, Edward Gordon Craig.  L’idea di utilizzare elementi compositivi rigidi, sempre più geometrici, che si possano comporre tra loro secondo diverse combinazioni e la cui forma contrasti nettamente con quella  arrotondata del corpo scultoreo dei personaggi, ci è giunta, infatti ,mentre studiavamo i processi progettuali e operativi inerenti alle scenografie di queste due importanti figure. Prendendo dunque ad esempio, dal punto di vista formale e stilistico, Appia e Craig, abbiamo realizzato, passando dagli schizzi preliminari, dai disegni definitivi e di restituzione geometrica,  dal plastico alla costruzione vera e propria, un impianto scenico di forme rigorosamente geometriche che accentuano l’equilibrio e l’armonia dell’evento sacro e rispondono ad un’esigenza esistenziale di perfezione che l’occhio umano cerca continuamente. Da Appia abbiamo quindi ripreso i volumi nitidi ed essenziali delle scene, mentre gli Screens di Craig ci hanno portato ad imitare questa serie di schemi rettangolari mobili che possono dar luogo a diverse combinazioni.
Nell’ideazione della scenotecnica abbiamo invece incontrato la figura di Edoardo Tresoldi, scultore italiano giovanissimo specializzato nella creazione di installazioni ambientali in rete metallica, tecnica che l’artista ha imparato durante l’attività come scenografo a Cinecittà, e che ha raggiunto notorietà internazionale grazie alla sua opera di ricostruzione della Basilica paleocristiana di Siponto. Tresoldi ci parla di un rapporto di presenza e assenza, e poichè la sua ricerca “si basa sul concetto di trasparenza, il rapporto con il contesto”, con lo spazio, “è ancora più essenziale.” Ogni sua opera, anziché escludere, vuole includere l’intorno.  Così noi intendevamo fare con questo presepe in cui la spettacolare ex Chiesa di San Francesco non solo fa da cornice ma diventa parte integrante del presepe stesso.   Tresoldi continua dicendo in un’intervista: “la tecnica della rete metallica mi consente di creare opere che siano disegni nello spazio, capaci di dialogare con il contesto, piuttosto che occuparlo”. Ecco allora che ci è sembrato opportuno lavorare con la rete metallica per creare un’installazione del tutto originale e suggestiva che possa coniugare il moderno e il contemporaneo con la tradizione. Inoltre, questo rapporto di presenza e assenza è molto simile al rapporto che tutti noi viviamo con Dio (inteso come il Dio di tutti, credenti e non). La rete metallica rende concrete le figure sacre, quindi presenti nello spazio, ma allo stesso tempo l’immagine che ne abbiamo ci appare sfocata, non riusciamo ad individuarne bene i contorni, tutto si sovrappone e alla fine scompare. Lo stesso avviene nella nostra vita con Dio: quante volte ce ne dimentichiamo e cosa significa dimenticarsi di Dio?
Il risultato finale è una rivisitazione del presepe tradizionale, per esprimere il contesto sociale in cui viviamo.


La cifra stilistica di Tresoldi ci ha permesso di presentare i personaggi senza un volto ben definito e in uno scenario semplice.  Essi sono senza identità, perché di loro effettivamente conosciamo solo un’immagine popolare, che è stata chiaramente idealizzata successivamente dal mondo occidentale. Perché quindi darne una raffigurazione, ritraendone i lineamenti,  e un’entità propria, quando queste figure dentro di loro hanno Dio? Se è vero che noi siamo stati creati a sua immagine e somiglianza, di conseguenza, Dio dovrebbe essere dentro tutti noi e non possiamo dare dei lineamenti a dei soggetti che rappresentano ognuno di noi. Essi sono la rappresentazione di ciò che sta venendo spesso a mancare in molte famiglie, l’integrità, la fedeltà, ma soprattutto l’unità, e l’immagine centrale ha lo scopo di far riflettere su questo tema.
Inoltre, la scelta di non dare un’entità a questi personaggi è nata anche dal fatto che i valori religiosi, che sono universali, vengono spesso a mancare nella comunità di oggi. Per questo le figure iniziano a scomparire, giustificando quindi la scelta del materiale, la rete metallica, che rende concrete le figure, quindi presenti ma allo stesso tempo invisibili e nascoste ai nostri occhi, perché sappiamo della loro esistenza ma ce ne dimentichiamo, tralasciandola e ignorandola.
Abbiamo deciso di riportare tre scene che secondo noi sarebbero quelle più rappresentative. La nascita di Gesù, simbolo emblematico della religione: essa di trova al centro della composizione, come scena principale. La scena è particolarmente affettiva: Giuseppe viene proposto mentre avvolge e racchiude Maria e il Bambino, in un abbraccio che trasmette un senso di protezione e tenerezza allo stesso tempo; simboleggia l’atto di rimanere accanto alla moglie nella fedeltà assoluta. Giuseppe, uomo che decise di fidarsi delle parole dell’Arcangelo Gabriele quando costui lo rassicurò dopo aver saputo della gravidanza di Maria, accetta di affrontare queste difficoltà, rimanendo accanto alla sua famiglia. Maria si fa abbracciare da Giuseppe e, a sua volta, stringe il piccolo Bambino, facendolo diventare nuovamente parte integrante del suo corpo.
Segue l’Annunciazione: momento in cui l’Arcangelo Gabriele annuncia la venuta di Gesù a Maria, una donna forte tanto quanto delicata ed innocente, che avrà il compito di portare in grembo e dare alla luce il piccolo Gesù, crescerlo ed accudirlo; lei, madre bambina, la sposa eternamente Vergine,che trovò la forza di affrontare le difficoltà che Dio le impose per la vita.


La strage degli innocenti, dopo il concilio di Erode, re della Giudea, è l’ultima delle scene rappresentate. Il re aveva ordinato l’uccisione di tutti i bambini, con lo scopo di eliminare quindi il piccolo Gesù, della cui nascita a Betlemme era stato informato dai Magi che cercavano appunto il re dei Giudei, appena nato. In lontananza si vedono i tre Magi che arrivano nei pressi dove è appena nato Gesù, con il compito di adorarlo e in seguito di comunicare a Erode dove si trovasse, ma grazie all’avviso di un Angelo, i tre non torneranno più ad avvisare il re. È una scena volutamente spoglia, con pochi elementi, che riporta il momento successivo alla strage: la morte dei bambini e i soldati che se ne vanno quasi fieri del loro operato.

(Sara Serafini e Sara Gaggi,  classe IV B sezione scenografia del Liceo A. Apolloni di Fano.)

TELE Duemila

Viverefano

Info e orari di apertura
Via San Francesco, Fano
sabato e domenica fino al 6 gennaio: 17,00 – 19,00
chiuso il 25 e il 31 dicembre

 

Category(s): Archivio articoli 2018/2019

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