Vietato “non toccare”
Qual è la prima cosa che ci dicono quando andiamo a visitare un museo e, affascinati da un’opera particolarmente attraente , ci avviciniamo per vederla meglio ? “Mi raccomando, non toccate!” Immaginiamo una trentina di studenti e studentesse che, timorosi e in religioso silenzio , entrano in un ambiente popolato da statue più o meno grandi, da tempietti , da sculture più o meno note, che si sentono dire : qui è vietato “non toccare”! E’ ciò che hanno sperimentato gli alunni e alunne delle classi 4°A e 5°A della sezione Arti Figurative del liceo Apolloni, che mercoledi 21 novembre si sono recati al Museo Tattile Statale Omero presso la Mole Vanvitelliana di Ancona. Il tatto è, tra tutti i sensi, il più ambiguo ed opaco, il più dimenticato da chi può godere della vista ma che spalanca ai non vedenti le porte di un mondo che desiderano scoprire, esattamente come qualsiasi essere umano. Che senso ha ,per un cieco, andare a visitare un museo, se non può godere della vista di un quadro o di una scultura? Che senso ha non poter poi raccontare (o persino pubblicare le foto sui social) , ciò di cui si è goduto?
Questa la domanda che ha messo in crisi gli studenti e le studentesse che, raccolti in cerchio, ascoltavano con attenzione le parole della guida. Stavano per vivere un’esperienza davvero emozionante e costruttiva: stavano per diventare ciechi! Bendati, in file da nove, le mani sulle spalle del compagno , venivano guidati dalla mano e dalla voce della guida che li collocava di fronte ad una scultura ad essi completamente sconosciuta. Sottraendo la percezione visiva dell’opera, usando solo il tatto e l’olfatto, hanno dovuto ripercorrerne le linee, le curve, gli angoli, annusandola per cercare di capire di che materiale fosse fatta. Poi, di nuovo tornati alla luce, hanno dovuto disegnarla, quell’opera, e poi, dopo essere tornati nella stanza che la ospitava, porre il disegno su quella che sembrava più somigliante allo schizzo. “Forma Mentis” sono un gruppo di artisti che scoprono un nuovo alfabeto che diventa un nuovo linguaggio: non solo segni e lettere per rivelare parole, ma corpi vivi che dicono molto di più, che gettano luce su un mondo sconosciuto che oggi, però, ci sembra meno lontano e meno oscuro.