In questa mostra abbiamo cercato di indagare attraverso l’analisi fotografica e pittorica, il delicato sistema di equilibri che, nelle sue nature morte, il Magini ci ha saputo sapientemente restituire. Ci siamo accorti che ciascuna parte del quadro è coinvolta in un interessante gioco di rimandi: equilibri tra pieni e vuoti; punti di forza dove lo sguardo si concentra; dialoghi interni tra oggetti che quasi diventano soggetti portatori di messaggi universali. Ci siamo immaginati di poter parlare con i quadri e soprattutto di poter dialogare con il loro autore. Nelle nostre case, soffitte, cantine siamo andati alla ricerca di oggetti simili a quelli dipinti. Ci siamo accorti che le forme di alcuni ci sembravano talmente familiari da considerarsi quasi naturali, scontate, mentre nasceva in noi la consapevolezza che quella familiarità era legata più alla tradizione del nostro territorio che alla naturalezza delle forme. Tutto questo ci è sembrato un tratto comune con Magini, miracolosamente sopravvissuto per quasi tre secoli nella poesia delle forme degli oggetti che avevamo davanti. Su questa corrispondenza abbiamo giocato. Nel nostro gioco abbiamo raccontato la nostra vita, la nostra società, i nostri problemi, la nostra realtà vissuta negli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia.Abbiamo scoperto che siamo tutti legati gli uni agli altri nei nostri equilibri compositivi, esattamente come gli oggetti di Magini nelle sue nature morte.
Prof.ssa Paola Mancini